Chi è Johnny Dotti
Johnny Dotti è amministratore delegato di ON impresa sociale, presidente di È-one abitare generativo. Pedagogista e imprenditore sociale, è stato presidente di CGM e di Welfare Italia servizi. È tra i fondatori di Comm.On!, associazione che sviluppa iniziative e progetti di economia generativa. Ha guidato per sei anni, dal 2002 al 2008, il gruppo cooperativo Cgm (il Consorzio Gino Matterelli, la più grande rete italiana della cooperazione sociale con 1.100 cooperative associate) di cui è stato consigliere delegato. In Università Cattolica dirige il Laboratorio Analisi e gestione di fenomeni sociali complessi attivo presso la cattedra di Sociologia.
Le ferite socio-economiche della famiglia oggi: la tappa finale del nostro anno pastorale.
Si chiude con l’incontro con J. Dotti il percorso di quest’anno pastorale della Commissione Regionale che ha avuto come tema, sullo sfondo del Sinodo, l’interesse o meglio ancora uno sguardo di cura per le ferite relazionali-sociali-economiche che attraversano le nostre famiglie. Con don Simone Bruno ci siamo interrogati sull’approccio di fronte alla coppia in separazione o separata, facendo i conti con le nostre rappresentazioni delle persone in difficoltà e sofferenza, aiutandoci a contestualizzare il clima culturale e sociale in cui si sviluppa o fallisce la relazione di coppia.
Abbiamo chiesto a Johnny Dotti un aiuto a contestualizzare la situazione che tutti noi come coppie e famiglie, come sacerdoti e comunità cristiane viviamo e in cui si consumano tante storie di vita nel tempo che ci è dato vivere.
Abbiamo cercato di seguire il filo rosso del tema delle ferite nel provare a maturare una consapevolezza rinnovata. Una speranza che attraversa lo sguardo attento alle relazioni e al loro significato più pienamente umano.
In questo senso volevamo affrontare l’aspetto delle difficoltà socio economiche che le famiglie stanno attraversando spesso con grande fatica che ci coinvolge e interpella personalmente e come comunità cristiane. Con questa prospettiva abbiamo vissuto l’incontro con Johnny Dotti. È molto difficile sintetizzare la ricchezza e l’intensità del suo intervento. Per questo preferiamo condividere entrambe i video del suo intervento. L’incontro si è svolto in presenza a Modena ma alcuni amici si sono collegati anche on line. Riportiamo comunque di seguito la prima parte del suo intervento (non rivisto dall’autore , che ringraziamo per la sua disponibilità alla pubblicazione del video e dei contenuti del suo intervento così ricco di passione e di fede. Abbiamo in gran parte mantenuto una trascrizione che conserva lo stile immediato dell’intervento personale.
Partecipare le ferite
Non mi diletto in particolare di teorie economiche nella vita mi mi capita di fare l’ imprenditore, in particolare l’ imprenditore sociale, quindi di avere a che fare con i processi economici e mi capita di riflettere e confrontarmi con amici economisti.
Non faccio neanche particolarmente il sociologo nella vita mi capita per una serie di cose anche di insegnare un corso di sociologia e vorrei stare molto sull’ aspetto esistenziale della questione, perché la ferita brucia ed un conto è guardarla come una fotografia, un conto è essere feriti: ecco allora vorrei parlare da ferito.
Partecipo la ferita in quanto marito, in quanto padre, in quanto cittadino e in quanto battezzato di chi non appartiene a una setta ma il vive l’ inizio del pellegrinaggio della salvezza. Il battesimo ti apre ad essere tutto in tutti – non è diciamo l’ analogo della circoncisione ebraica; il battesimo non ti fa entrare in una realtà sociologica ma ti apre a un pellegrinaggio di libertà e mi sembra cosa completamente dimenticata.
Essere cattolico vuol dire convertirsi tutti i giorni nell’ atto di fede, non nella dichiarazione di fede. Abbiamo perso la base semplice che la mia nonna mi aveva testimoniato.
Non riesco a immaginare in questo momento che il problema principale siano le bollette o l’abbassare di due gradi il riscaldamento o il perdere il 50 % dei risparmi; noi non siamo mai stati così ricchi.
E io vorrei che non si perdesse la dimensione storica delle vicende: vi ricordate come stavano i vostri nonni o il la vostro papà e la vostra mamma? Noi abbiamo gli armadi pieni di scarpe e vestiti che non sappiamo dove mettere… Se si ragiona di ferita socio economica non si ragiona delle cose che sento raccontare al telegiornale.
Una società senza figli e pochissimi matrimoni
Tra le ferite più grandi che in questo momento riguardano la famiglia è che nessuno fa più figli, non ci sono più bambini. Sono ormai quattro anni che gli over 80 superano i bambini nati – compresi i due anni di covid in cui sono morti 100. 000 anziani; anche in quell’ anno lì gli over 80 hanno superato i bambini nati.
Il tasso di fertilità è in discesa libera da vent’anni e più siamo diventati ricchi materialmente e più il tasso di fertilità è sceso e siamo leggermente sopra all’uno per via degli immigrati (altrimenti saremo lo 0,8). Ricordo (a proposito di ferita socio-economica) che più si avvicina lo zero e più ci si estingue -a questo tasso di fertilità noi in 4-5 generazioni siamo estinti.
La nostra età media di questo passo si avvicina rapidamente ai cinquant’anni e siamo già oltre 45 – l’ età media dell’ Africa, che va a 2 miliardi nei prossimi 10 anni ( solo la Nigeria vale metà dell’ Europa), è di 18 anni.
Nel Sahara muoiono decine di migliaia di persone ma è chiaro che c’è una spinta demografica di questa natura, con un’ età media di 18 anni…
In Italia invece l’età in cui si esce di casa – l’ età media – è verso i 35 anni . A 35 anni l’ Istat oggi ti considera adolescente… fino a 38 anni (!): assurdo.
Dal 2017, guardate le statistiche, sommando i matrimoni civili e religiosi e vedrete che ci sono meno matrimoni che nel 1943 anno in cui accadevano tre cose fondamentali: la guerra, i bombardamenti in Italia e soprattutto non c’erano gli uomini perché erano soldati o partigiani.
Ora questa non è una polemica sulle convivenze ma il matrimonio nella nostra tradizione, che non è antiquariato è il senso del tràdere e della consegna, è il momento in cui si celebra l’ esperienza comunitaria dell’ amore perché il matrimonio non è una questione privata. Tutto il rito lo simbolizza. Si fa in un luogo pubblico che sia civile o religioso con dei testimoni e i testimoni chi sono se no il transfer di una comunità?
Il gioco d’azzardo perversione della speranza
Oltre a questi semplici dati ne metto accanto altri due o tre:
- il gioco d’ azzardo
Nel 2022 alla ripresa dopo la pandemia il giro di affari del gioco d’azzardo è di 144 miliardi di euro – contate che il PNNR è di 250 miliardi. Il gioco d’azzardo è la terza industria del paese.
E non è un problema di ludopatia ma è un problema di perversione della speranza, è l’ illusione che il grande sistema capitalista nichilista è bravissimo a trasformare immediatamente in un’ estrazione di valore – massimizzazione per qualcuno; tra l’ altro adesso che è digitale tutto è più semplice.
I due target che giocano di più sono gli over 65 gli under 25 cioè quelli che hanno in mano i patrimoni e quelli che sono lì ad aspettare di prenderseli.
I risparmi delle famiglie e un sistema bancario territoriale che non c’è più
Per me queste sono le ferite socio economiche. Stiamo in piedi in Italia perché abbiamo via 10. 000 miliardi di risparmi; lo Stato italiano sta in piedi perché sul versante privato tra beni mobili e immobili abbiamo 10. 000 miliardi, cioè quattro volte il debito pubblico, di risparmi; è l’ unica modalità per cui l’ estero ci finanzia ed è il perché sono state privatizzate le banche popolari, le BCC, le banche territoriali, vicine ai piccoli artigiani e imprese locali dove sta buona parte del risparmio degli italiani.
Quindi adesso i grandi gruppi internazionali da lì fanno l’ idrovora e utilizzano quei soldi che servivano a finanziare il panettiere, a finanziare elettrauto, a finanziare piccole imprese, per speculare sull’ acqua in Africa…
Con un tessuto di piccole medie imprese come quello che abbiamo noi senza una finanza dedicata alle piccole medie imprese pensate che dureremo ancora tanto? Ma no è come avere un tessuto muscolare senza sistema sanguigno – senza un’idea sana di finanza che non è quella delle grandi banche.
In questi giorni stiamo tornando a uno dei problemi finanziari del 2008-2010, oggi completamente rimosso ma che non è mai stato superato, perché i debiti per cui noi abbiamo collassato con la Lehman Brothers nel 2008 sono rimasti anzi sono aumentati, i debiti impacchettati nei derivati che abbiamo sulla testa valgono 8-10 volte il debito, il Pil del mondo.
Lo dico nel linguaggio della fede: noi dobbiamo pregare queste cose, queste cose devono diventare preghiera cioè queste ferite le dobbiamo esporre a Dio e ai nostri fratelli.
Basta usare un po’ di ragione perché la quantità di entropia che noi abbiamo costruito in questi vent’anni attraverso la volontà di potenza dell’ io, moltiplicato per 1000, ( la “ grande furbata” che il 900 ha spinto) porta una quantità di entropia che ha dei collassi stabili.
Questo lo insegna a qualsiasi biologia fisica, qualsiasi chimica: collassa il sistema.
Noi che siamo andati così avanti abbiamo poi la pretesa che cinesi, indiani, latino-americani e africani stiano fermi. E lo si vede benissimo nella crisi in Ucraina: le grandi nazioni non hanno mica votato con gli americani e con noi occidentali: si sono astenuti.
I cinesi e gli indiani che da soli fanno 3 miliardi di persone. A breve ci aggiungete i 2 miliardi di africani. Noi anzianetti in Europa con il nostro gruzzolino siamo mezzo miliardo e con un’età media alta.
Queste cose sono oggettivamente angoscianti; quando ci penso da papà – ho due figli biologici e un ottantina di figli non naturali tra affidi, adozioni e ospiti – mi chiedo cosa gli lascio.
Non avrò neanche dal punto di vista monetario-economico da qui ai prossimi trent’anni da lasciargli neanche i soldi per pagare il debito pubblico.
Per ogni figlio dovete metter via, già oggi, 60. 000 euro solo per pagare il debito pubblico
Insisto su questo punto perché bisogna sentire la ferita.
Se non la sentiamo la ferita, facciamo solo retorica sulla famiglia, sul cristianesimo.
In questa situazione abbiamo un’ esasperazione potente per tutte quelle fasce della popolazione che già prima erano in difficoltà. Ma qui non stiamo parlando di un popolo ferito e che secondo me si è anche auto ferito.
Penso gli scandali che abbiamo avuto: quasi tutte le banche popolari erano di radice cattolica e non è possibile che noi non abbiamo capito niente e stavamo dentro il giochetto delle plusvalenze e delle obbligazioni.
E allora per me è necessario provare a rigenerare e a generare una vocazione come la nostra: bisogna capire dove sta il punto.
Fare scelte di senso
Anche noi abbiamo ceduto all’ idea che vale ciò che funziona
Questo il punto profondo secondo me che mette in discussione la nostra fede. Abbiamo ceduto all’ idea capitalista-nichilista che ormai non ha più niente a che fare col cristianesimo – cosa che fino alla metà del novecento il capitalismo ha invece avuto ampiamente a che fare col cristianesimo, con tutte le sue divaricazioni: protestanti o cattoliche. Il capitalismo oggi ha che fare con lo gnosticismo e con un’ idea dualista e manichea del mondo. Un tema economico enorme.
Oggi vale ciò che funziona. E cos’è che funziona: ciò che si può produrre-consumare nella maggiore quantità possibile e nel minor tempo possibile.
È molto semplice, è un grande schema, è una vera liturgia.
È un punto fondamentale di senso; devo amare i nemico ma per amarlo devo sapere chi è, e il mio nemico si chiama funzionamento.
È l’unico perché che oggi viene consegnato all’esistenza delle persone: perché vivi per funzionare
e se funzioni vali. Certo che il funzionamento ha il suo valore ma non viene prima del senso.
Questo oggi richiede una conversione.
Lo dico modo provocatorio: Auschwitz funzionava benissimo, c’era anche l’ economia circolare ad Auschwitz che oggi va tanto di moda: dall’ebreo la saponetta e non si butta via niente; c’era scritto anche il lavoro nobilita l’uomo e Eichmann andava anche a messa perché era cattolico e ci portava i suoi tre figli a messa ad Auschwitz quando ci andava la domenica mattina.
C’erano anche i gruppi di auto aiuto tra gli ebrei che abbassavano il costo della sicurezza del controllo.
Sto sintetizzando un bellissimo libro di Anna Arendt: La banalità del male.
Allora è vero che vale ciò che funziona? Per me che sono battezzato la risposta è no. Il mio matrimonio tante volte non funziona, così come il rapporto con i figli. Per lunghi periodi il rapporto tra me e i miei genitori non ha funzionato e con i miei amici a volte non funziona.
Con gli altri miei fratelli battezzati vi posso dire che secondo i miei parametri non funziona…è una domanda radicale Se non funziona non vale: così non vale il matrimonio e finché non sono certo del funzionamento non mi sposo; finché non sono sicuro dei figli non li faccio.
Il figlio diventato un diritto- capite che è contro la vita: il figlio può essere una sfiga, può essere un dono, può essere un mistero, può essere un caso, ma non un diritto.
È così oggi perché il funzionamento porta a questo.
Ci siamo dentro tutti, perché tutti godiamo quando vai su Amazon e schiacci e ti arriva il pacchettino dopo tre ore.
Nel capitalismo c’è produrre consumare e basta. e pensate che noi beviamo continuamente qualcuno che ci dice che l’ economia sta ripartendo perché sono ripartiti i consumi ma guardate che questa è una stupidaggine rispecchia una certa idea di economia, che si basa su Pil ma per me, cristiano, l’ economia è il nomos dell’oikòs, l’ ordine delle cose, non è la crescita infinita di una cosa che non so neanche che cos’è. Onestamente a me dire che siamo cresciuti del 6 % non mi dice niente. La domanda è: ma cosa è cresciuto, chi è cresciuto, perché è cresciuto. Cos’è crescere?
È un’idea quantitativa, funzionale.
Ricordo banalmente che il buon Gesù non standardizzava i miracoli – uso la parola miracolo perché per me è una bella parola cioè espressione della grazia e poi il miracolo è sempre economico, nel senso profondo del termine.
Oggi devi rigenerare da capo, non ripetere: questa è economia.
Cioè le relazioni non sono un’ altra cosa dall’economia, fanno parte del nomos dell’oikòs cioè appartengono all’ordine della casa, all’ordine delle cose, all’ordine dell’ambiente che io mi sento di abitare.
Ripeto che come non sono contrario alla produzione non sono contrario al consumo ma produzione e consumo non sintetizzano l’ essere umano, tantomeno l’ azione dell’ essere umano; l’ azione dell’ essere umano per noi è essere cooperatori della nascita del mondo.
Perché il mondo viene continuamente al mondo: è questa è l’ idea di un battezzato e noi cooperiamo a questo venire al mondo del mondo; ma il venire al mondo è una produzione?
Metto al mondo qualcosa perché si è consumato? Capite perché la famiglia sta perdendo.
Allora la domanda per noi è il senso viene prima della funzione? Non esclude la funzione ma viene prima della funzione.
La Parola, le parole: relazioni e realtà binaria
Per senso intendo almeno tre cose che riguardano il senso della famiglia, il senso delle nostre comunità non il loro funzionamento. Siamo ancora in grado di attribuire di ricercare, di condividere, di onorare un significato?
Perché oggi è difficile fare questo perché quello che stiamo già facendo qua noi oggi, parlare, è rubricato semplicemente come una funzione di comunicazione. Per noi battezzati in principio era la parola e noi siamo la religione della parola. È il principio del Logos non un libro.
Questa forma di capitalismo gnostico, che ripeto è una religione con la più grande liturgia religiosa mai apparsa sulla terra, perché coinvolge culture, religioni diversissime tra loro, si basa sull’ idea che la parola è semplicemente un termine cioè un’ etichetta. Il nominalismo fu la grande battaglia medievale. Per noi la parola non è semplicemente un’ etichetta che appiccico su un oggetto e che poi cambio a seconda del cambiare dell’ oggetto. Per noi la parola è il parlante.
Non c’è parola se non c’è il parlante ma anche se non c’è l’ascoltante; non c’è parola se non c’è un suono, un significante. Senza il significante non c’è significato. Aggiungo che non c’è parola se qui non c’è un vuoto, un silenzio.
È per quello che le comunità cristiane si fondano sulla parola che non è solo la Parola, Gesù Cristo, è anche la parola umana.
La comunicazione invece si basa su un rapporto individuale di natura funzionalista: fai e ascolti quello che ti interessa.
Quando a me arrivano i genitori per chiedere cosa fare e li indirizzo a chiedere alla vicina, come si faceva un tempo, quando nel chiedere lo zucchero o un po’ di caffè, ci si raccontava: lì può nascere il mistero dell’ incontro di qualcosa che cambia la vita.
Dopo si può andare dallo psicoterapeuta ma nessuno specialista risolve il vuoto affettivo-relazionale, nessuno.
E un figlio lo educa soltanto una comunità e non lo può educare solo un papà e una mamma.
È una roba che riguarda te e il tuo vicino.
Questo vuol dire che il senso viene prima del funzionamento che se è funzionamento non è nient’altro che la soddisfazione che l’ altro da di me – perché poi la riduzione è questa, c’è una riduzione antropologica.
Io insegno in Cattolica dove gli studenti fanno tre esami teologia. Insegno in un corso in cui tratto i fenomeni sociali – cosa che per me ha profondamente a che fare con la Trinità
Perché in un tempo binario l’ unica spiritualità che regge è quella trinità ed è un problema per un cristiano stare in un tempo binario 0 -1. Quando chiedo agli studenti qualcosa sulla Trinità ne parlano come tre individui.
Ma guardate che la persona non è un individuo.
La persona è un nodo in una rete di relazioni e sono sei pronomi come minimo. Non è l’io la persona.
E se tu ti definisci come individuo è semplicemente perché ti definisci come unico, come integrato, ma gli elementi dell’ integrazione sono tutti di natura relazionale. Io sono il tu di mia moglie e il tu dei miei figli; e l’egli dei suoi studenti – non l’io dei miei studenti. È il noi degli interisti, il noi degli atalantini , il noi dei bergamaschi – perché anche il plurale è persona e non è persone: noi è prima persona plurale e la persona è contemporaneamente singolare o plurale oppure la dico per paradosso come lo direbbero i mistici, non è né plurale né singolare.
Noi viviamo in un mito individualista di natura nominalista che ha come modalità per riconoscerti come esistente per quello che sei in grado di produrre e di consumare, per la massima quantità possibile e con la velocità massima possibile; ma per raggiungere che cosa?
Il comfort, la sicurezza e la certezza. Il dogma è questo qui ed è tutto qui; ma lo potrei sintetizzare attraverso simboli: andati a fare un giro supermercato, in aereoporto, su internet…
E non voglio demonizzare questa cosa: la mia fede mi chiede di essere nel mondo ma non del mondo, quindi al mondo io voglio bene, però devo vedere che cosa succede.
Questa cosa presenta dei punti molto problematici (alcuni aspetti li abbiamo già affrontati prima). Quando parlo con gli amici obietto che vivere fino a ottant’anni sia meglio che vivere fino a trenta. Non è il bene ma un accidente.
Il problema è se vivi una vita piena o no, se ti salvi o no – usando le parole della tradizione – se vivi in un rapporto amoroso con la realtà. Il tema è che nella prospettiva del funzionamento l’ eternità si rubrica come tempo cronologico infinito.
Ma l’eternità non è un tempo cronologico infinito ma è un altro piano della realtà; l’ eterno non è domani ma è oggi; ad esempio la famiglia è un luogo dove tu puoi vivere l’ eternità oggi, non domani (sempre nel modo precario che possiamo vivere noi che siamo di passaggio, pellegrini “in questa valle di lacrime” come preghiamo nel Salve Regina).
A me l’idea del pellegrinaggio aiuta tantissimo sia come studioso che come papà che come imprenditore.
Il nostro è un pellegrinaggio di cui vediamo un pezzetto. A me è chiesto in questo pellegrinaggio di portare al mondo il mondo con Dio e con i miei fratelli: è un compito vocazionale.
Dunque parlavamo di attribuire valore al senso, gerarchicamente prima del funzionamento e che l’ esistenza ha più bisogno di senso che di funzionamento. Anche il percorso di un ecclesia passa più dal senso che dal funzionamento.
Certo che il senso poi trova anche il suo funzionamento, però lo svuotamento totale del senso dal punto vista nichilistico è un problema. Ma non è un problema solo di fede, teorico, ma un problema nella vita cui viene tolto un pezzo: non c’è vita.
Senso vuol dire anche direzione: dove stai andando?
Dove vai John, dove vai famiglia Dotti- Rovelli, dove vai piccola comunità Carobbio degli Angeli, dove vai chiesa di Bergamo? Dove stai andando figlio mio? dove stiamo andando assieme? Il funzionamento non richiede il dove; tanto è vero che il grande dramma oggi è il come: il funzionamento ha il problema del come.
Prima invece c’è il perché, poi c’è il con chi, poi c’è che cosa, poi c’è il come; invece la tecnocrazia – che non è tecnica e non è solo tecnologia che è strettamente legata al business, perché la forma di tecnologia che noi conosciamo non esisterebbe senza il business – il mondo capitalista gnostico prevede l’ innovazione solo con la moltiplicazione infinita di ciò che innova. Per noi non dovrebbe essere così.
Ma tra l’ altro tutta la tradizione che abbiamo dal punto di vista anche imprenditoriale è una tradizione di piccole imprese di artigianato e bisogna invece fonderle e farle diventare più grandi – come se la crisi del 2008-2010 l’avessero causate le BCC e non la Lehman Brothers; la Credit Suisse che adesso bucherà 100 miliardi di euro non è la BCC di Modena – che sta copiando tra l’altro il Credit Suisse con le fusioni. La pastorale della famiglia è stata in silenzio, le diocesi sono state in silenzio. Non si può stare in silenzio.
Certo esiste distinzione tra religione e politica e tra religione ed economia, tra religione e sociale ma non esiste separazione. Perché la religione dovrebbe essere la dimora del senso, dovrebbe ispirare.
Il senso è almeno una terza cosa: è sensi, è passione, è compassione, è bellezza; è la nostra particolarissima capacità di osservare e di ascoltare che passa attraverso i sensi che è esattamente un’ idea di trascendenza della materia.
Guardate quello che sta cercando di fare il meccanismo gnostico adesso attraverso il passaggio col tridimensionale con il metaverso: esattamente quello di trasfigurare totalmente la materia ma sempre attraverso un dispositivo però non attraverso il chi sei tu, nudo. Saper ascoltare invece trasfigura te e chi ascolti e saper vedere trasfigura te e chi vedi e saper sentire e toccare cambia te – e lo sanno bene gli amanti e gli sposi – e cambia l’ altro.
I ragazzi non sanno nulla di tutto ciò, per quello stanno a casa fino a 35 anni ad aspettare di avere l’ appartamento pagato, la macchina pagata, la benzina pagata, il lavoro a tempo indeterminato.
Io mia moglie non la conosco ancora del tutto…questa cosa salva il nostro matrimonio
Il giorno in cui l’essere l’io di mia moglie è stato più importante dell’essere il suo tu, ci si separa. Infatti si separano tutti.
Invece il matrimonio, la famiglia, non sono nient’altro che un pellegrinaggio fino all’ ultimo giorno per diventare il tu dell’ altro – il che non ha nulla a che fare con i diritti individuali.
La storia che ci hanno raccontato dei diritti individuali è una bufala pazzesca; casomai esistono per noi dei diritti personali ma non dei diritti individuali, assoluti; tra l’altro la sinistra è attualmente paladina del capitalismo nichilista mentre la destra è la paladina del vecchio capitalismo, rimasto diciamo all’ idea del padre-padrone: sono due forme di capitalismo.
Se penso ai nostri padri- penso a Sturzo, penso a Gramsci, penso a de Gasperi, penso a Moro, penso a Gino Giugni, penso a Pertini, penso a Gandhi, a Marti Luther King, a Mandela penso a persone che hanno parlato dei diritti, dando sempre per implicito che i diritti sono collettivi e non sono individuali.
Per noi oggi se tu parli con mia figlia e usi la parola diritto l’ immaginario è che, sotto, c’è scritto individuale.
Il giochetto esatto è: bisogni individuali /desideri individuali/ diritti individuali =consumi individuali, nella grande società dei beni e dei servizi (che sono due parole cristiane!).
Interessante, noi abbiamo ampiamente contribuito. Io penso a tutta la deriva che hanno avuto le mie cooperative sociali: siamo nati con l’ idea della giustizia, della libertà, della trasformazione in cui ho messo la mia vita e oggi ci sono 20. 000 cooperative sociali che prevalentemente producono beni e servizi, consumati dai disabili, dai tossici, dagli anziani e malati di mente; non c’è nessuna trasformazione sociale.
C’è un grande mercato dei beni di servizi che poi si usi la finanza pubblica o la finanza privata non cambia niente
Fare “con” anziché “per” gli altri
Ed è interessante perché tutto il gioco della trasformazione, dal manifatturiero al servizio, viene fatto con l’ idea del “per” gli altri.
Concludo qua questa prima fase e penso di essere stato bello pesante e facciamo una parte costruens: questo è un periodo bellissimo, in cui fare cose bellissime.
State tranquilli che sarete completamente inutili ma questo libera molto l’ anima: siamo servi inutili come ci ha detto Gesù, non è un moralismo, è una liberazione dell’anima.
Allora il punto è con molta semplicità di ripartire dal senso che richiede un po’ di coraggio, un po’ di auto – sostegno perché non è la ripetizione di ciò che hai imparato cinquant’anni fa: è il senso di oggi, reale.
Il secondo aspetto è quello dell’ essere e del fare con prima che dell’ essere e del fare per – su questo sono trachant. Perché se state sul versante del fare per ,il giochetto diabolico del capitalismo e di rimettervi dentro la società dei beni e dei servizi – penso agli oratori penso alle Caritas a volte.
Allora il senso è essere con e fare con prima di fare per, perché se stiamo sulla funzione e sul fare per, (cose che funzionano molto bene, fatte per gli altri) stiamo molto attenti che la ferita diventa un cancro e non ci salviamo.
Io credo che con la nostra tradizione ripartiremo da qui: abbiamo moltissimi doni per poter rileggere la tradizione alla luce dell’ oggi; la tradizione però non è antiquariato, la tradizione non è la conservazione delle forme del passato, chiede consegna ( e se qualcuno la deve prendere, devi metterlo in condizione di farlo); e come è sempre successo la tradizione si rigenera, si trasforma; usando un paradosso dico che per essere tradizione deve essere tradita.
Tradere sta la base sia di tradimento che di tradizione. Poi mi consolo sempre se penso che il mio primo Papa è stato un grande traditore: Pietro. Mi consolo molto. Vuol dire non vergognarsi della propria fragilità; queste cose non si fanno per potenza, si fanno per misericordia, innanzitutto verso se stessi e benedicendo la propria fragilità come luogo in cui la grazia può emergere. Quindi in questo momento in cui la famiglia che noi pensavamo tradizionale è in un momento fragilissimo, è un grande momento di benedizione e di grazia, altrimenti malediciamo. Se riusciamo a benedire questa situazione, a guardarci dentro come una situazione di senso per noi.
Mi fermerei qua per ora.