Carissimo Mons. Zuppi, in attesa di poterne parlare a voce, la Commissione di Pastorale familiare della nostra regione desidera anticipare in questa lettera alcune considerazioni emerse dal confronto e approfondimento sul capitolo sesto dell’ Amoris laetitia.
Studiando l’esortazione di Papa Francesco Amoris laetitia ci sembra di cogliere alcuni aspetti che ci chiedono un rinnovamento profondo e non solo come pastorale familiare.
Al centro si pone la relazione d’amore di Cristo per la sua Sposa, relazione che noi coniugi siamo chiamati ad incarnare. Da quel centro prendono vita tutte le altre relazioni che caratterizzano la vita umana, che crescono allargando i loro rami nel costruire gruppi amicali e di fede che poi insieme danno vita alle Comunità Cristiane. Luoghi di identità e appartenenza, che danno impronta alla vita. Nell’esortazione ricorre l’idea che ci siano questi centri relazionali, che nella loro vitalità siano capaci di guardare dentro alla comunità e fuori di essa. Ci sembra che altrimenti l’ipotesi pastorale centrale del camminare assieme, l’idea dell’accompagnamento in un itinerario di scoperta progressiva della relazione con Cristo e quindi della libertà e della salvezza non abbia un corpo reale. In questo senso ci sentiamo provocati, rispetto a come il nostro incarnare il sacramento possa renderlo un fatto “reale”, visibile. Corresponsabilità, accompagnamento, volto della misericordia, perdono, accoglienza sono parole che hanno bisogno di essere agite da qualcuno.
Ci sembra di vedere nelle Comunità parrocchiali dei possibili luoghi in cui tutto ciò prende corpo e vita. La parrocchia intesa come spazio accogliente per le persone e di armonizzazione dei carismi (superando le divisioni tra movimenti, uffici di pastorali, …). Purtroppo però ci sembra che l’analisi della realtà dica che ancora lungo è il cammino. Ogni volta che Papa Francesco chiede che siano le Comunità Cristiane a fare qualcosa ci domandiamo se o dove trovare queste comunità. Continuando il nostro confronto abbiamo individuato alcuni temi su cui si potrebbe lavorare.
FORMAZIONE
In senso generale ci troviamo in un tempo delle personalità fragili ed i cristiani, segnatamente i nostri giovani, non sono esenti dall’influenza del contesto sociale in cui vivono e crescono. Esiste un problema formativo generalizzato che conduca ad una maturità affettiva ed emotiva, ad una adultità consapevole. Ci sembra questo tema della formazione dell’uomo un problema trasversale (laici, sposati e non, presbiteri e consacrati) che ci invita a pensare un rinnovamento educativo per il quale è indispensabile il contributo di tutte le competenze presenti e non solo. Questo è un aspetto pastorale decisivo: il primo passo di una Chiesa in uscita crediamo sia quello di uscire dai propri steccati interni. Riconoscere il limite delle relazioni umane e delle incrostazioni di potere che spesso la bloccano all’interno. Un cammino che si può fare solo condividendo fino in fondo il cammino di salvezza e di liberazione che Cristo ci porge.
COMUNICAZIONE
Una fragilità che ci sembra di vedere riguarda la comunicazione. Da un lato la complessità di un sistema che ci impone il suo potere, che condiziona in maniera forte i più fragili, che lascia però segni su tutti. Anche coloro che con più consapevolezza si avvicinano ai media non possono non rimanere influenzati dal contesto socioculturale in cui vivono. Dall’altro lato notiamo la scarsa efficacia che come chiesa, parrocchie e movimenti riusciamo a dare alla nostra comunicazione. Ragionando dal generale al particolare abbiamo cercato di dare un poco di ordine a quanto emerso dalle discussioni.
LIVELLO REGIONALE
Senza presunzione come compartecipanti e corresponsabili degli Uffici e Commissioni Diocesane (anche se alcune coppie non hanno un chiaro mandato) chiediamo, se possibile, un incontro con i nostri Vescovi per poter condividere il pensieri e proposte sul tema del possibile cambiamento delle attuali strutture pastorali diocesane e parrocchiali che ci sembra emergere come stimolo da Amoris laetitia.
Proponiamo che venga dedicata a questo tema anche una giornata della formazione regionale da condividere con nostri presbiteri. Pensiamo che nuove forme di corresponsabilità siano ormai necessarie ma che non debbano essere figlie dell’improvvisazione o di un pensiero di parte; ci sembra che solo mettendo già atto la proposta relazionale potremo costruire assieme quei luoghi dell’accoglienza umanamente indispensabili a tutti e ciascuno, spazi di accoglienza per tutti.
LIVELLO DIOCESANO
La Pastorale Familiare per sua costituzione è una pastorale trasversale, la famiglia entra in gioco sempre quando si parla di persone. Forse sarebbe bene pensare a cammini di condivisione a livello degli Uffici Diocesani, uscendo da pastorali che lavorano a canna d’organo, invitando ad un lavoro comune che in parte è già stato avviato e per il quale ci sono proposte di sperimentazione ben strutturate. Pensiamo quindi all’Ufficio Catechistico, alla Pastorale Giovanile e a quella Vocazionale, alla Caritas.
TEMI/PUNTI DI PARTENZA/ESPERIENZE INTRAPRESE
Le seguenti attività hanno già dato buoni esiti e sarebbero da rafforzare e da diffondere tra le diverse Diocesi della regione, anche per migliorare il coinvolgimento degli operatori, dei presbiteri e delle persone .
La collaborazione con gli uffici catechistici ha già prodotto un itinerario di nuova formazione per l’età 0-6 che coinvolge le famiglie come protagoniste della prima formazione dei figli.
In allegato tre proposte di cammino già in parte attuate e comunque pronte a nuovi sviluppi:
• Formazione remota all’affettività – Itinerari formativi per formatori, avvio/ prosecuzione di esperienze per i giovani esplicitamente coordinato con la pastorale giovanile.
• Formazione familiare ed Enrichment – itinerari sperimentali proposti in collaborazione tra Università Cattolica; Caritas e Pastorale Familiare Nazionale. Il focus è il miglioramento delle relazioni intrafamiliari.
• Esperienze di accoglienza e affiancamento di famiglie separate grazie al movimento di Retrouvaille.
• Affiancamento familiare – attuazione di progetti di solidarietà familiare in collaborazione Caritas e Pastorale Familiare: interventi di concreto sostegno tra famiglie nelle diverse situazioni di difficoltà della vita
Altri tre ambiti sono stati appena accennati. Il rapporto con le scuole cattoliche ha prodotto un convegno regionale dal quale non ci sono però stati ulteriori sviluppi. Abbiamo avuto contatti anche con la pastorale sociale e del lavoro ma non si è andati oltre una prima condivisione di reciproco interesse. L’ultima richiesta di dialogo è venuta dalla pastorale vocazionale ed appunto ancora un semplice disponibilità reciproca.
Si è anche accennato alle situazioni delle coppie ricostituite; a quelle dei conviventi ed a quelle omosessuali, temi sui quali a livello regionale sarebbe molto importante avere occasioni di approfondimento.
PUNTI DEBOLI E CRITICITÀ
La relazione famiglie-presbiteri in più occasioni è stata segnalata come dimensione problematica. Incomprensioni di vario genere e conflitti non chiariti creano ostacolo allo svolgersi delle attività. Il riferimento non è ai semplici dissidi che possono esserci anche tra laici. Sembra di cogliere una differenza di base legata sia alla diversa esperienza di vita che ad una diversa formazione. Proponiamo quindi di poter iniziare a studiare assieme ai presbiteri come migliorare la collaborazione per una reale compartecipazione e corresponsabilità dei laici e delle famiglie alla vita della parrocchia, per costruirla come luogo accogliente per tutti. Crediamo necessaria una condivisione di cammini formativi con i seminaristi come anche prospettato dall’Esortazione per costruire sin dall’inizio reciproche relazioni di fiducia, condivisione e corresponsabilità.
PARROCCHIE
Pastorale familiare parrocchiale. Pensiamo ad una pastorale familiare che esprima sul territorio il carisma familiare dell’accoglienza. Un punto di ascolto che possa diventare aperto, conosciuto e riconosciuto come beneficio per tutti credenti o meno che siano. Pensiamo ad una inclusione collaborativa tra parrocchia e territorio e per poterlo fare ci sembra necessario puntare a mettere in sinergia vitale tutte le diverse espressioni e carismi di cui movimenti, parrocchie e associazioni sono portatori. Una parrocchia presente e accogliente dove presbiteri, diaconi, famiglie, movimenti e persone trovino e offrano relazioni accoglienti.
Grazie di averci letto fin qui
Con riconoscenza
Gli amici della pastorale familiare dell’Emilia-Romagna